Luca Carlassara Giulio
Lucacci
PROCESSO di TERMOFORMATURA
Indice:
4 - Meccanismo moltiplicatore di forza
5 - Appoggi laterali e attrito
- velocità del punzone
- potenza del motore
La termoformatura è un processo
utilizzato nello stampaggio di polimeri termoplastici, largamente utilizzato
nel settore dell’imballaggio, nella produzione di bicchieri o piatti, interni
di frigoriferi, pannelli, piccole imbarcazioni.
In questa tecnologia lastre sottili
rammollite vengono appoggiate ai bordi superiori di uno stampo cavo ed un
punzone agisce superiormente alla lastra comprimendola all’interno dello
stampo. La termoformatura deve avvenire sopra la Tg del materiale che è quindi
allo stato gommoso, cioè non si deforma sotto il proprio peso ma garantisce il
mantenimento di una deformazione imposta.
Nella trattazione del problema
abbiamo voluto soffermarci su alcuni aspetti fondamentali del processo:
Modellizzazione del materiale
Scelta del meccanismo di pressatura
Valutazione dell’attrito sugli
appoggi
I polimeri termoplastici presentano
diversi comportamenti meccanici a secondo della temperatura a cui si trovano. A
temperature basse il comportamento è completamente elastico e si dice che il
polimero è allo stato vetroso. All’aumentare della temperatura si assiste ad un
calo del modulo elastico che, in corrispondenza della temperatura di
transizione vetrosa (Tg), crolla di ben 3 ordini di grandezza e il comportamento
è viscoelastico. A temperature ancora superiori si ha un comportamento prima
gommoso e poi viscofluido. A questo punto il polimero diventa un fuso viscoso
che scorre reversibilmente e può subire importanti operazioni di formatura. Il
modello meccanico che descrive completamente questi fenomeni è quello a quattro
elementi costituito dalla serie formata da una molla, un ammortizzatore e un
parallelo molla-ammortizzatore.
Alla temperatura a cui si opera
nella termoformatura si può assumere che l’effetto meccanico predominante sia
quello viscoso.
Working Model non dà la possibilità
di deformare i corpi. Per ovviare a questa mancanza abbiamo suddiviso la lastra
in 8 conci rettangolari 60x10 (mm) uniti dal parallelo molla-ammortizzatore.
Per rendere conto della viscoelesticità flessionale su ognuno di essi abbiamo
introdotto due momenti. Il primo dipende sia dalla posizione che dalla velocità
relativa rispetto al concio precedente ed il secondo dipende allo stesso modo
dal concio successivo.
La formula che descrive il momento “in
coda” è la seguente:
-[costante elastica]*(*(Body[1].p.r
-Body[2].p.r)-)+ [costante viscosa] *(Body[1].v.r -Body[2].v.r)
Mentre per il momento “in testa”:
[costante elastica]*(Body[2].p.r
-Body[23].p.r)+[costante viscosa]*(Body[2].v.r -Body[23].v.r)
Pur essendo nelle condizioni di
termoformatura il contributo elastico trascurabile, abbiamo comunque conservato
nelle formule la possibilità di introdurlo per permettere la descrizione del
materiale ad altre temperature.
Per rendere ancora più realistico il
modello abbiamo stimato il rapporto esistente fra la costante “c” degli
ammortizzatori (viscosità elongazionale) e la [costante viscosa] (cfr formula
1).
Sia per la deformazione
elongazionale che per quella flessionale vale la seguente relazione:
s= K * (de/dt)
Per l’elongazione diventa:
F / S = K * (dx/dt) / lo
F = K * S * (dx/dt) / lo = c * (dx/dt)
Mentre per la flessione:
M / Wf = K * (dq/dt) * h/2
M = Wf * K * (dq/dt) * h/2 = [costante viscosa] * (dq/dt)
Da cui:
K = c * lo /S = 2 *
[costante viscosa] / (h * Wf)
[costante viscosa] / c = lo *
(h * Wf) / S
Che con i nostri dati risulta circa
10-7
Supponendo che la lastra pesi circa
2 Kg, affinché non collassi sotto il proprio peso, abbiamo scelto un
coefficiente c pari a 10000 Ns/m ed una relativa c_flex pari a 0.001 Ns/rad.
Infine, per avere un contatto più
regolare tra pezzo e punzone abbiamo sovrapposto ai rettangoli dei cerchi ed
eliminato la possibilità di collidere tra punzone e rettangoli.
Per movimentare il punzone abbiamo
optato per uno schema tipico delle presse meccaniche detto moltiplicatore delle
forze. Questo meccanismo permette di ottenere un carico molto elevato una volta
applicato un momento piccolo.
Per fissare la lastra alle estremità
dello stampo abbiamo utilizzato degli afferraggi che sfruttano la forza
elastica di due molle precompresse (k=10000 N/m, precompressione: 0.08 m) poste
perpendicolarmente alla lastra. Non abbiamo potuto utilizzare il modello di
attrito interno al programma per non sovraccaricare ulteriormente il
calcolatore. In ogni caso l’effetto ai fini che ci siamo preposti è
accettabile.
L’andamento del grafico della
potenza del motore è coerente con la velocità del punzone. All’aumentare di
quest’ultima aumenta anche la potenza necessaria a deformare la lastra (viscosità).
L’irregolarità della curve è dovuta al basso numero di elementi utilizzati per
modellare il polimero, ma comunque l’andamento ottenuto rispecchia le
previsioni teoriche. Abbiamo inoltre
scelto di porre la massa del punzone abbastanza piccola in modo che il suo effetto
possa essere trascurato in termini di potenza. Ecco perché il diagramma
presenta valori ben più bassi una volta completata la deformazione del pezzo.
Nell’affrontare l’argomento ci siamo
resi conto di aver bisogno di strumenti che working model non offre in modo
soddisfacente. In prima istanza il modello dell’ attrito interno al programma
rende instabile il nostro sistema e quindi abbiamo dovuto farne a meno. In
seconda battuta lo script relativo alla trave flessibile presenta dei difetti
che ci hanno costretto a modellizzare la trave come sopra mostrato. Inoltre le
potenzialità di un normale PC sono messe a dura prova dal modello adottato
rendendo il calcolo molto laborioso e lento. Tuttavia, al di là delle
difficoltà riscontrate, a nostro avviso la nostra costruzione riflette in modo
verosimile il comportamento meccanico del materiale a termoformatura.
Ciò non toglie che l’uso di un
programma ad elementi finiti è di gran lunga più appropriato a problemi come
questo.